Mea maxima culpa - Silenzio nella casa di Dio
MEA MAXIMA CULPA
SILENZIO NELLA CASA DI DIO
di Alex Gibney

22 marzo 2013 – ore 20.30
Teatro Laboratorio all’Arsenale (Verona)
c/o ex Arsenale Asburgico 

In occasione dell’uscita in prima nazionale nelle sale cinematografiche e in concomitanza con altre 15 città italiane, Feltrinelli Real Cinema in collaborazione con Nuove Officine Cinematografiche e Teatro Scientifico il 22 marzo 2013 ha organizzato presso il Teatro Laboratorio all’Arsenale (Verona) la proiezione del documentario “Mea Maxima Culpa – Silenzio nella casa di Dio” del regista Premio Oscar Alex Gibney. La proiezione è stata introdotta dal giornalista Adamo Dagradi e da Marco Lodi Rizzini (portavoce degli ex-studenti sordi dell’Istituto Provolo di Verona, presenti in sala).

Il film documenta alcuni dei più scioccanti casi di pedofilia che hanno coinvolto la Chiesa Cattolica negli ultimi anni, partendo dalla testimonianza di quattro uomini sordi che furono vittime degli abusi del direttore della loro scuola, padre Lawrence Murphy, e che solo da adulti hanno trovato la forza di denunciare l’accaduto.

L’indagine su Murphy, accusato di abusi su oltre 200 studenti, ha portato alla luce le responsabilità del Vaticano, fino a coinvolgere la Curia Romana e lo stesso Benedetto XVI. Intrecciando i “fatti di Milwaukee” con analoghi episodi accaduti in Irlanda e in Italia, le interviste e i documenti inediti raccolti nel film compongono una sconvolgente requisitoria contro l’omertà nella Chiesa Cattolica. Distribuito da Feltrinelli Real Cinema, “Mea maxima culpa – Silenzio nella casa di Dio” è arrivato nelle sale italiane il 20 marzo, a pochi giorni dal conclave e dall’elezione del nuovo pontefice.

“Potente e appassionante, un’opera destinata a scuotere il pubblico di tutto il mondo” (Screen Daily)

Il premio Oscar Alex Gibney offre una narrazione ferma e risoluta dei fatti, mescolando giornalismo investigativo e ritmo cinematografico”  (The New York Times)

“Un film di grande lucidità, che tutti dovrebbero vedere e a cui il Vaticano dovrebbe rispondere” (The Observer)

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